Among the innovations of this sixth season for 2025 is a new section titled ‘”useums and Management”, dedicated to museum management and leadership techniques, always keeping in view the annual theme of museum intelligence.
By Network Museum

“Cultural management is the application of knowledge, tools, and techniques to the set of activities involved in the management and control of cultural organizations and enterprises, such as foundations, associations, companies, and corporations.”

“When asked by us what cultural management was, Copilot referred us to Wikipedia, where we found the definition with which we opened this editorial.
We deliberately preceded this feature article, which announces the creation of a dedicated section of our website titled “Musei & Management”, with an interview with Guido Curto, outgoing General Director of the Consorzio delle Residenze Reali Sabaude del Piemonte. This was done to highlight, by taking an undeniable experience in the management of museum institutions as an example, the complexity, importance, and urgency of this topic in a sector where, even today, every museum does not always seem to exhibit a distinctive style, vision, or research aimed at improving organizational conditions.
Management involves all the activities of an organization (not necessarily a business or something that produces the much-dreaded ‘economic profit,’ which no one wants to give up, however) and highlights all the actors, human and structural, recipients and promoters, of a system, making it an organization in the true sense.
Furthermore, there are characteristics and expressions intrinsic to the discipline and technique of organization (a term that would be better used, for etymological reasons, in place of the term “management”) that are quite eloquent regarding the condition of a system and the actions of its members and components. For these reasons, we postponed introducing the theme of the year, namely the definition and description of what museum intelligence might be (not necessarily referring to artificial intelligence, which is a trend that is pervasive everywhere). Here’s an example: people visit a museum, first and foremost, for its popularity, for what it preserves, and for what it reveals. They go to a museum because it is fashionable, because others talk about it, because they think it is something useful and beautiful to do for themselves. Certainly, a museum is not chosen for its style, for how it relates to its audience, for the relationship it establishes with each visitor, before, during, and after the visit. There still does not exist, at least in Italy, a “museum relationship” brand that sets “trends”, that might be considered “smart”, that proves to be a “must”. And what if the very act of organization revealed characteristics capable of identifying the “intelligence” of a museum institution? What if the mark of an exhibition institution were the true tension toward enhancing visitor awareness and the existential and social promotion of those who work “in” and “with” the museum?
It is, if we pay close attention, a national flaw to consider doing things well as secondary to the purpose, which, in many museums, still coincides with a sort of fetishism of the artwork, the object, the event, or the personality of someone. Think, for example, of how anything displayed is not truly what it seems, merely because it is not perceived in its original environment or within the spatial-temporal context of its function and existence. Yet, those epistemological-didactic aspects necessary for the correct framing of what is presented never emerge to visitors. This not only prevents a proper relationship between visitor and subject but seriously undermines the involvement necessary, even before being useful, to establish a real relationship between visitor and theme, overcoming that “difficulty” in interacting with the exhibition, which inevitably reduces a visit to a strenuous cognitive experience and one that is not intellectually ergonomic.
Why, in cinematic art, is every figure in the expression process recognized and celebrated, while in the museum context, this rarely happens or, unfortunately, only “in fumum scandali” or to highlight management inefficiencies for mere political opportunism?
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Versione italiana
Musei e management
Tra le novità di questa sesta stagione per il 2025 vi è una nuova sezione, dal titolo “Musei e management”, dedicata alle tecniche di direzione e di management museali, sempre traguardando il tema dell’anno sulla intelligenza museale.
A cura della redazione scientifica di Network Museum

“Il management culturale è l’applicazione di conoscenze, strumenti e tecniche all’insieme delle attività di gestione e controllo di organizzazioni e imprese culturali, quali fondazioni, associazioni, aziende e società”.

Copilot, alla nostra richiesta di cosa fosse il management culturale, ci ha rimandato a Wikipedia, dove abbiamo rilevato la definizione, con cui abbiamo aperto questo redazionale.
Abbiamo volutamente fatto precedere questo articolo di fondo, con cui annunciamo la creazione di una apposita sezione del nostro sita intitolata, appunto, “Musei & Management”, dall’intervista a Guido Curto, uscente Direttore Generale del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude del Piemonte, proprio per dimostrare, prendendo ad esempio una esperienza indiscutibile nella direzione di enti museali, la complessità, l’importanza e l’urgenza di questo tema in un settore in cui, ancora oggi, non sembra sempre emergere da ogni museo uno stile, una impronta, una ricerca tesa al miglioramento delle condizioni organizzative.
Il management coinvolge tutte le attività di una organizzazione (senza che questa debba essere necessariamente un’impresa o un qualcosa che procuri il tanto odiato “utile economico”, a cui però nessuno vuole rinunciare) ed esalta tutti gli attori, umani e strutturali, destinatari e promotori, di un sistema, rendendolo appunto una organizzazione.
Vi sono, inoltre, delle caratteristiche, delle espressioni intrinseche alla disciplina ed alla tecnica dell’organizzazione (termine che sarebbe meglio utilizzare, per motivi etimologici, in luogo del lemma “management”) assai eloquenti circa la condizione di un sistema e dell’azione dei suoi membri e componenti. Per questi motivi abbiamo atteso di presentare il tema dell’anno, ovvero la definizione e la descrizione di cosa possa essere l’intelligenza museale (senza riferirsi obbligatoriamente a quella artificiale, moda, che imperversa in ogni dove). Ecco un esempio: ci si reca a visitare un museo, innanzi tutto, per la sua popolarità, per cosa custodisce e per cosa svela. Si entra in un museo perché è di moda, perché gli altri ne parlano, perché pensiamo di fare qualcosa di utile e di bello per noi. Certamente non si sceglie un museo in base al suo stile, a come si relaziona con il suo pubblico, al rapporto che contrae con ogni singolo visitatore, prima, durante e dopo la visita. Non esiste ancora, almeno in Italia, un marchio di “relazione museale” che faccia “trend”, che possa risultare “smart”, che risulti essere un “must”. E se proprio dall’atto organizzativo emergessero caratteristiche tali ad identificare “l’intelligenza” di una istituzione museale? Se la cifra di un ente espositivo fosse la reale tensione alla esaltazione della consapevolezza del visitatore e della promozione esistenziale e sociale di coloro che “nel” e “col” museo lavorano?
È, se facciamo bene attenzione, un vizio nazionale, quello di considerare il fare bene le cose come secondario rispetto al fine, che ancora in molti musei coincide con una sorta di feticismo dell’opera, dell’oggetto, del fatto o della personalità di qualcuno. Pensiamo, per esempio, a come qualsiasi cosa esposta non sia in realtà ciò che sembri, solo per il fatto di non essere colta nel suo ambiente di origine o nel suo ambito spazio-temporale della sua funzione e del suo esistere. Eppure non emergono mai, agli occhi dei visitatori, quegli aspetti epistemologico – didattici necessari al corretto inquadramento di quanto presentato. Ciò non solo non permette una corretta relazione tra visitatore ed argomento, ma mina seriamente quel coinvolgimento necessario, ancor prima che utile, tale da originare un reale rapporto tra visitatore e tema, superando quella “fatica” nella interazione con l’esposizione, che riduce, inevitabilmente, una visita una visita ad una faticosa esperienza cognitiva e poco ergonomica dal punto di vista intellettuale.
Perché nell’arte cinematografica viene riconosciuta ed esaltata ogni figura del processo di espressione, mente nell’ambito museale ciò avviene raramente o, purtroppo, solo “in fumum scandali” o per inneggiare inefficienze di gestione a mero scopo di opportunismo politico?
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Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “Musei e management”
Sezione: “Dalla redazione”
Autore: Network Museum
Ospite: –
Codice: INMNET2504291502MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 29/04/2025
Pubblicazione in rete: 6° stagione, 29/04/2025
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: INFOGESTIONE – Network Museum
Fonte immagini: elaborazione grafica Copilot
Fonte video e contenuti multimediali: –
Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema: “dirigere necesse”