When history becomes a life companion

VERSIONE ITALIANA

Flowers, butterflies, lovely games, dreams, youth: it seems that in this world beauty is destined not to last long, except in the echo of its very essence, remembered and passed down. A monthly magazine is no exception, which for ten years narrated, with simplicity and expertise, a way of experiencing the history of a city to its own citizens and to all those who fell under its charm: an example of cultural dissemination successfully achieved, deserving respect and attention.

source: Torino Storia

Andrea Ciattaglia

source: Torino Storia
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Andrea Ciattaglia – An intelligent museum is one that knows how to look beyond its collections, communicating the value of what it preserves and researches. Its goal should not be just to exhibit, but to stimulate the public, leaving them with something meaningful.
An intelligent museum should also consider its visitors, recognizing that their attention span is not infinite. In Italy, there are still museums organized as showcases of artworks and busts, which risk overwhelming visitors without offering them an engaging narrative. After twenty busts in a row without a story connecting them, the visitor fails to retain the meaning of what they see, ending up searching for the café instead of the bookshop. On the contrary, an intelligent museum should build selective and well-thought-out paths capable of transforming those who visit.
The museum experience must leave a mark: if a visitor leaves unchanged, the museum has not fully fulfilled its function. In recent years, I have found a particularly interesting category of museums that are closely linked to the lives of authors and artists. Visiting Pelizza’s courtyard in Volpedo or Vasari’s house in Arezzo, for example, allows one to see the places where these artists lived and created. History becomes tangible, more intimate. Seeing Vasari’s kitchen, for instance, is different from reading his writings: those places tell something profoundly human, allowing visitors to step into the daily lives of the artists. These museums are often considered minor, but they have an extraordinary emotional impact, leaving a lasting impression.

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Versione italiana

Quando la storia si fa compagna di vita

Fiori, farfalle, bei giochi, sogni, giovinezza: sembra che a questo mondo il bello sia destinato a non durare a lungo, se non nell’eco della sua stessa essenza, ricordata e tramandata. Non fa eccezione una rivista mensile, che per dieci anni ha raccontato con semplicità e competenza un modo di vivere la storia di una città agli stessi cittadini ed a tutti coloro che subivano il suo fascino: un esempio di divulgazione culturale pienamente riuscito, a cui guardare con rispetto ed attenzione.

A cura della redazione scientifica di Network Museum

fonte: Torino Storia

Andrea Ciattaglia

fonte: Torino Storia
fonte: Torino Storia
fonte: Torino Storia

Andrea CiattagliaTorino Storia è nata dall’idea di Alberto Riccadonna, noto giornalista torinese, con l’intento di creare una rivista di storia che fosse strettamente legata all’attualità. L’obiettivo era realizzare una pubblicazione rigorosa dal punto di vista storico, ma al tempo stesso accessibile e coinvolgente, con un linguaggio chiaro e fruibile. Il nostro lavoro punta a valorizzare i luoghi, le immagini e i protagonisti della città, così come chiaramente recita il sottotitolo di copertina, offrendo ai lettori un’esperienza, che li stimoli nelle emozioni e li interessi a livello intellettuale.
Oltre alla missione culturale e informativa, Torino Storia si propone anche come un servizio pubblico: raccontare la storia significa raccontare l’identità di una comunità, consapevoli che questa identità ha un riflesso profondo nella vita di ogni singola persona. Gli articoli più apprezzati di Torino Storia sono quelli dedicati a luoghi che, oltre ad avere un valore storico generale, possiedono un significato personale per i lettori. Un edificio, una strada, un quartiere diventano interessanti non solo perché importanti nella storia con la S maiuscola, ma perché sono parte della storia, della vita quotidiana di chi vi passa ogni giorno, di chi vi ha vissuto l’infanzia. Scoprire che un luogo familiare ha avuto un ruolo storico nel passato lo rende ancora più affascinante: la narrazione storica diventa intima, creando una connessione emotiva con il prodotto e suscitando un forte interesse.
Torino Storia è nata con il numero zero, un’edizione gratuita distribuita tra amici, conoscenti e parenti. Questo primo numero presentava articoli autentici, con argomenti reali e lo stile che volevamo adottare per la rivista. Il progetto si basava su una sfida: se avessimo raggiunto almeno mille abbonamenti, avremmo avuto le risorse per avviare la pubblicazione. La distribuzione è iniziata il 25 aprile 2015, una data simbolica legata alla Liberazione, alla memoria storica ed ai valori antifascisti. A novembre dello stesso anno, grazie alle mille sottoscrizioni raccolte, è uscito il primo numero ufficiale della rivista, concretizzando l’interesse dei lettori che avevamo sondato. Nei successivi dieci anni il successo è stato sorprendente prima di tutto per noi: quasi duemila abbonati stabili e una media di 4mila clienti al mese in edicola, in controtendenza con la “crisi della carta stampata” e la chiusura dei rivenditori, che pure negli anni ha pesato. Una bella, lunga soddisfazione.
La rivista è pensata per i torinesi, per chi ama la città ed i suoi luoghi, ma in senso ampio. Abbiamo abbonati anche all’estero: persone che hanno vissuto o lavorato a Torino e che continuano a sentirsi legate alla città, desiderose di seguire il suo racconto attraverso le nostre pagine.

fonte: Torino Storia
fonte: Torino Storia
fonte: Torino Storia
fonte: Torino Storia
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Andrea Ciattaglia – Un museo intelligente è quello che sa guardare oltre le sue collezioni, che sa comunicare il valore di ciò che conserva e ricerca. Il suo obiettivo non dovrebbe essere solo esporre, ma stimolare il pubblico, lasciandogli qualcosa di significativo.
Un museo intelligente dovrebbe anche considerare i suoi visitatori, riconoscendo che le loro capacità di attenzione non sono infinite. In Italia, esistono ancora musei organizzati come carrellate di opere e busti, che rischiano di sovraccaricare il visitatore senza offrirgli una narrazione coinvolgente. Dopo venti busti in fila, senza una storia che li leghi, il visitatore non trattiene il significato di ciò che vede: finisce per cercare il bar anziché il bookshop. Al contrario, un museo intelligente dovrebbe costruire percorsi selettivi e ragionati, capaci di trasformare chi lo visita.
L’esperienza museale deve lasciare un segno: se il visitatore esce immutato, il museo non ha assolto pienamente la sua funzione. Negli ultimi anni, ho trovato particolarmente interessante una categoria di musei che si accostano alla vita degli autori e degli artisti. Visitare il cortile di Pelizza a Volpedo o la casa di Vasari ad Arezzo, per esempio, permette di vedere i luoghi in cui questi artisti hanno vissuto e creato. La storia diventa tangibile, più intima. Vedere la cucina di Vasari, ad esempio, è diverso dal leggere i suoi scritti: quei luoghi raccontano qualcosa di profondamente umano, permettendo di entrare nella quotidianità degli artisti. Spesso questi musei sono considerati minori, ma hanno un impatto emotivo straordinario, lasciando un’impressione duratura.

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