You Michelangelo

di Dario Vietto

Beh, ai blocchi di ripartenza per questa fantasmagorica nuovissima quinta stagione di Network Museum, non potevo “bigiare” e non poteva mancare la sezione dedicata ai musei e ai comportamenti sociali indotti dal rapporto cultura, musei, collettività e territorio.
Chi mi conosce sa che mi piace, visto le canizie e il pelame non proprio corvino, partire nei miei ragionamenti, basandomi sui fatti che la mia memoria, di ventenne inoltrato, mi mette a disposizione attraverso ricordi, che apportano, negli anni, solidi contributi su cui basare e dar conto di ragionamenti, sensazioni ed emozioni, eccetera…

Ecco, sta di fatto, che durante una telefonata con la redazione, il cui argomento era la massificazione dell’offerta turistico – culturale e le risultanze nei confronti con i fruitori della stessa, mi sono rivisto nitidamente in un’estate di qualche anno fa in Piazza della Signoria, a Firenze.

Caldo, come solo sa far caldo a Firenze in quel periodo dell’anno, ero immerso nell’ umidità del mio camiciotto fuori ordinanza, modello safari museale, nonché imbibito di suoni e, ahimè, degli umori di una folla, appiccicosa e, a dir poco, odorosa di quelle fragranze tipiche delle scie di turisti che, come in un girone degno del Sommo Poeta, pare, più che svolazzare, quali api golose di nettare culturale, inseguire cartelli, ombrellini e altoparlanti di tecnoguide ante litteram, colpite da sindrome di abbandono e compulsiva accelerazione di percorso, per mettere a riposo piedi doloranti, orecchie troppo colme e corpi non avvezzi a calvari culturali.

Era proprio la notevole varietà di comportamenti, che ha attirato la mia attenzione. Mi ricordo fanciulle un poco discinte (lo spogliarello autoassolvente è una tipica caratteristica del turista e in particolare delle signore, sempre, ahimè, di certe età) molto più attente alle ripercussioni delle loro forme sui coetanei di opposto sesso, che non alla bellezza offerta a piene mani dai luoghi in cui eravamo. Se tale comportamento veniva prontamente giustificato, almeno per quanto possa ricordare, da un “natura premit pro specie”, di difficile argomentazione, invece, è l’immersione in cellulari (attenzione, non utilizzati a fini didascalici) di alienati signori, che accompagnavano in tali templi della bellezza e della cultura mogli e famiglie, sovente acusticamente infestanti, così come la sera si accompagna il proprio cane nelle sue appassionate e gratificanti annusate in ogni dove: il livello di distrazione era quasi simile. Potrei allungare la casistica ancora per molto, citando coloro che, invece di scovare le testimonianze di un elevato interesse, paiono essere solo, se non appositamente, alla ricerca di scalini e sedili su cui spalmare, in modo scomposto, membra stanche di chissà quale erculea fatica. E ancora i bulimici culturali, che sembra siano colpiti (e mi riferisco in particolar modo alle scolaresche, con un certa comprensione, si intenda) da compulsiva voracità direttamente proporzionale alla densità delle opere d’arte presenti in un luogo, oppure a coloro che devono assolutamente dedicare più tempo per acquistare oggetti “acchiappa polvere”, di assoluta inutilità e minor prestazione estetica, che non a leggere sovente impegnative didascalie, redatte per occhi giovani e privi di quei tanti fastidi comuni da una certa età in poi. Eccetera.

Finito il bestiario, passiamo al pensiero. Mi sono chiesto, allora, come vi rifletto adesso, quali siano i fattori scatenanti i descritti comportamenti, o meglio, perché raramente sono emersi alla mia attenzione evidenze opposte. Certo non tutti, anzi la maggioranza, mi è sempre parsa attenta, ma forse non premiata per l’impegno profuso per non assecondare quanto sopra descritto tra il serio e il faceto.

Sovente, non solo a Firenze; mi sono imbattuto in una marea di figure ciondolanti. La maggior parte osservava i miracoli del genio umano con irritante indifferenza, come se il nasuto fiorentino  (mi si passi il denigrar per invidia) suggerisse di “non ragionar di loro (intanto non ci riusciresti) , ma guarda e passa”. Ci fosse stata l’ultima Ferrari di Formula 1 sai che zompi !!!! Sono arrivato così a pensare che offrire al turista non preparato una “overdose” di capolavori tutti insieme lo si stordisca. Anche per l’arte, e la cultura in generale, è meglio non superare la modica quantità, come per la patente di guida sarebbe opportuno preparare il turista a viaggiare e a “guidarsi”.

Il problema, avvertito e denunciato da anni attraverso le pagine di Network Museum, è molto più serio di quanto possiamo immaginare.

Innanzi tutto la mia indole un poco sabaudo-partenopea un poco anarco-tollerante, mi   suggerisce sempre di chiedermi, come forse farebbe il mitico De Crescenzo, filosofo-ingegnere del dolce Golfo: “Ma chi lo ha detto che un panino con la mortadella debba suscitare minor interesse di un affresco del Rinascimento?”. Soprattutto, perché dovrebbe provocare tali interessi? Questa, sembra strano, ma è la madre di tutte le questioni museologiche. Per il momento, al nostro istituto di ricerca non sono ancora pervenute risposte sufficientemente convincenti o scientificamente rilevanti, che possano soddisfare l’esposto quesito. Da notare, fonte la nostra attività di ricerca ormai ultra trentennale, che sono rari gli approfondimenti scientifici in tal senso a cura delle istituzioni museali.
Iperbole culinaria a parte e vedendo il fenomeno solo da una prospettiva di opportunità economico-mercantile, la curva di prodotto della nostra offerta, privata dei motivi, se non quelli autoreferenziali, che inducono l’atto di acquisto (nella fattispecie il desiderio di “consumare cultura”) frenano i cosiddetti “consumi”, limitando seriamente, in momenti in cui la nostra nazione si chiede (come mezzo mondo) cosa farà da grande, l’esplorazione nuovi scenari evolutivi, sia economici che etico-sociali.
Dopo il o i “perché” occorrerebbe affrontare i “come”, scegliere i “chi”, senza fare della cultura campo del solito autolesionista e pericoloso agone politico di opportunità e senza pretendere di porre limiti ed esclusive. Sarebbe poi necessario rintracciare, analizzare e valutare gli effetti ottenuti, per apporvi correttivi o avere il coraggio di ricominciare tutto dall’inizio. Esiste una simile cultura in un Paese che si vanta di ospitare più “testimonianze culturali” di altri? Eccetera.

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Titolo: “You Michelangelo”
Sezione: “Musei e società”
Autore: Dario Vietto
Ospite:
Codice: NET2301281326MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 28/01/2023
Pubblicazione in rete: 5° edizione, 20/01/2023
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s

Fonte contenuti: Network Museum
Fonte immagini:
https://sociologicamente.it/la-folla-tra-mancanza-di-razionalita-e-spirito-di-imitazione/
http://casavacanze.poderesantapia.com/italiano/firenze/piazzadellasignorialestatue.htm
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