Cultura: dare valore alla conoscenza


A cura della redazione di Network Museum

“Libri e musei” è la sezione di NM dedicata non solo ai libri, ma anche, e forse soprattutto, al rapporto tra titoli, editoria ed ambito museale.

Da una rubrica di questo genere ci si aspetterebbero recensioni librarie di saggi e di varie produzioni editoriali di ambito. Ciò non sta avvenendo. Innanzi tutto perché l’ambito museale produce poco, e di quel poco, sovente, troppe sono le parole e modesti i contenuti. NM non è un giornale, dà voce alla ricerca di Infogestione, relativamente alle scienze museali di management e di didattica, ed ha la pretesa di darne a quella di settore. Inoltre, fedeli alla dottrina Infogestione, che definisce la produzione editoriale, il libro per farla semplice, come vettore, prima che bene economico, prodotto o buona opportunità per il famoso quarto d’ora di celebrità, siamo molto molto più interessati all’opinione di un editore, che cerchi il significato del suo rapporto con i musei, piuttoso che alle autocelebrazioni di chi, in modo assillante, non perda occasione per mettersi in mostra su social e forum.

Ecco perché, dopo tanto silenzio, questa rubrica propone il pensiero (e l’opera concretissima) di una giovane, ma esperta editrice, che esprime interessanti idee circa l’editoria ed il rapporto della stessa con il mondo dei musei: Elisabetta Corni titolare della Ink Line Edizioni.


Elisabetta Corni

Elisabetta Corni
Laureata in lingue e letterature straniere al triennio e in studi afro asiatici (scienze politiche) alla specialistica, Elisabetta Corni si è da sempre interessata alla didattica e alla ricerca in ambito didattico, soprattutto per categorie di studenti con difficoltà di apprendimento, dovuto a diversi generi di problemi.
Persona sensibile dal punto di vista psicologico ed emotivo, ha interesse a individuare il modo adatto per veicolare i contenuti complessi a ciascun utente.
Approda all’editoria nel 2012, da autodidatta, e si cimenta con un nuovo mestiere capendo subito la necessità di essere versatile anche come editore, così come lo era stata da insegnante.
Ora cerca di pubblicare volumi che rendano semplici cose complesse senza mai banalizzare.

Ink Line Edizioni
La casa editrice Ink Line ha come progetto quello di divulgare le conoscenze storico archeologiche di difficile reperibilità e leggibilità e renderle immediatamente comprensibili attraverso il disegno ricostruttivo. Il disegno didattico di Ink Line rende le conoscenze tecniche degli “addetti ai lavori” patrimonio consapevole comune di tutti i suoi lettori.
È nata su progetto comune della famiglia Corni, soprattutto di Elisabetta e Francesco Corni, padre e figlia, che in diversi modi si sono dedicati nella loro vita, in ambiti diversi, alla ricerca didattica, soprattutto dell’arte e del gioco come veicolo di nozioni tecniche.


Ulteriori fonti ed informazioni sull’Ospite:
http://www.inkline-edizioni.com/site/


Network Museum – Chi è Elisabetta Corni?

Elisabetta Corni – A 15 anni mi è stato chiesto quale fosse il mio scopo nella vita. Osservare il bello che c’è nel mondo e riuscire a esprimerlo al meglio, per condividerlo con tutti.
A 36 anni penso di non essere cambiata molto: sono una persona che si appassiona molto alle persone e alle cose, soprattutto quelle che ancora non conosco. Mi piace capire come ragionano gli altri, cos’è importante per loro; mi piace, poi, comunicarlo, mettere in relazione situazioni e cose, “unire i puntini”, come direbbe la mia amica Michela.
Sono laureata in lingue (triennio) e in scienze politiche (specialistica), ho una formazione molto legata alla didattica, avendo lavorato da sempre con ragazzi dai 6 ai 15 anni, usando il gioco e l’animazione per veicolare contenuti scolastici.
Sono approdata all’editoria sviluppando un progetto ideato con mio papà, Francesco Corni, un disegnatore d’eccellenza che ha sempre avuto un occhio di riguardo per la didattica.
Quello che vorrei essere è una linea di unione tra diverse realtà, tra diverse esigenze, in ambito culturale; quello che sono per l’agenzia dell’entrate è più semplice da dire: un editore.

Network Museum – Cos’è la cultura per Elisabetta Corni?

Elisabetta Corni – Cultura, secondo me, è dar valore alla conoscenza, intesa come il sapere che viene da chi ci ha preceduto unito alla nostra esperienza personale. Personalmente ritengo che la cultura sia molto legata alla capacità di rispettare se stessi e gli altri.
Avere cultura secondo me è saper far tesoro, cioè dar valore e rispettare, delle esperienze e del lavoro di chi ci ha preceduto e vivere la propria vita pensando che le nostre esperienze e il nostro lavoro saranno una risorsa per le generazioni future.

Network Museum – Cos’è un museo ed a cosa serve?

Elisabetta Corni – Un museo è un luogo, fisico o virtuale, dove è possibile concentrare materiali e informazioni che riguardano un dato argomento. È uno spazio di sintesi su un determinato tema che rappresenta un’occasione di memoria collettiva.
Se non esistesse questo spazio definito che offre una sintesi di conoscenza su un argomento, ciascuno di noi dovrebbe ripartire da zero e rifare esperienza di tutto per arrivare a delle soluzioni a cui altre persone erano già arrivate prima di noi.

La concentrazione di informazioni su un argomento in un unico luogo offre molte opportunità: provo ad elencare le principali, secondo me, in ordine di priorità.
Conservare le opere: la prima opportunità che un museo offre è la conservazione in luogo protetto di opere che nel luogo di origine potrebbero deperire più velocemente.
Esibire le opere: dare la possibilità a chiunque di vedere le opere conservate è la seconda, grande, opportunità che un museo offre. Questo rende universale la possibilità di entrare in contatto con l’espressione creativa di altre persone.
Spiegare le opere: fornire le chiavi di lettura più avanzate e aggiornate per comprendere l’espressione creativa e le esigenze umane passate espresse negli oggetti esposti.

Network Museum – Cos’è Ink Line Edizioni?

Elisabetta Corni – Ink Line è un’impresa familiare, nata dal progetto di due creativi, Francesco Corni (disegnatore) e Maria Baroni (attrice di teatro), che hanno unito le forze e le rispettive competenze per fare didattica attraverso modalità alternative.
La sua attività principale è quella della pubblicazione di volumi a tema storico, architettonico e artistico, ma accompagna la vendita del libro con attività didattiche sui temi delle pubblicazioni.
Elisabetta Corni, la titolare, crede molto nella differenziazione dell’offerta e nella creazione di progetti culturali per veicolare la vendita e l’uso dell’oggetto libro (es. organizzazione di mostre, eventi e progetti culturali in genere).
I suoi partner principali sono:
librerie indipendenti, molto spesso esperte nel creare opportunità culturali che accompagnino la vendita del libro;
musei ed enti pubblici che necessitano di progetti creativi per veicolare i contenuti e la fruibilità dei propri spazi culturali;
imprese private e liberi professionisti che abbiano interesse e la capacità di porsi degli obbiettivi di lungo termine ed a valorizzare il lavoro proprio e altrui.

Network Museum – In qualità di editori qual è il vostro rapporto con il sistema museale e, più in generale, con la “didattica espositiva” o collettiva?

Elisabetta Corni – Ad oggi, il rapporto di Ink Line con i musei è principalmente quello di fornitura di servizi come contenuti culturali per esposizioni e progetti didattici per veicolare tali contenuti. Il principale tema di collaborazione è la Storia, che noi definiremmo come lo studio dell’espressione e dell’evoluzione della creatività umana nel tempo.
Abbiamo fornito illustrazioni e testi per allestimenti museali (es. Musei Archeologici di Milano, Alba, Ivrea, Chieri, ecc…), pannelli di didattici per Comuni (es. Torino, Champorcher, Antagnod, ecc…) progetti tematici di didattica della storia per scuole e comuni che avevano voglia di offrire un
modo dinamico di apprendimento della Storia.
Il
pregiudizio comune che aleggia sui musei è che siano noiosi, anche più dell’argomento che trattano. Ci sono troppi oggetti da vedere, magari molto simili tra loro, di difficile fruibilità per giunta, con lunghe didascalie scritte in piccolo su argomenti noiosi, piene di date e sigle che non riusciamo neanche a collocare nella nostra conoscenza di base.
Insomma, che ansia chiudersi in un museo!
Ma cosa mi serve sapere questa cosa nella mia vita?” Penso che la noia derivi dalla sensazione che l’esperienza che sto avendo sia completamente scollegata dalla mia vita e da quello che sono.
Il lavoro di Ink Line vuole andare a posizionarsi nella risposta a questa domanda non consapevole dell’utente del museo, che potrebbe arrivare (piano piano) ad essere: “La Storia è parte di quello che sono io e conoscere questa cosa mi renderà più libero, più consapevole, più scuro di me e di quello che faccio nella vita”.

Network Museum – Come pensa possa evolversi il rapporto tra editoria e musei? La sua casa editrice come sta preparandosi a tale evoluzione?

Elisabetta Corni – Ritengo che, attualmente, il rapporto tra editoria e musei sia molto concentrato su ciò che avviene nel campo di battaglia del bookshop, alla fine della visita, e si risolva principalmente sulla scelta di quali e quanti libri vendere e a quale prezzo. Posto che l’aspetto economico è importante e lo sarà anche in futuro, mi piacerebbe che il rapporto tra le due realtà potesse ampliarsi anche in altri momenti dell’esperienza museo.
L’editore, a mio avviso, è un’entità più dinamica rispetto al museo, che, essendo legato ad un luogo fisico, è più statico. Mi piacerebbe che in futuro questo rapporto evolvesse in questo senso: il luogo fisico (museo) deve essere aperto e imparziale nell’offrire agli editori (con progettualità adeguata) spazi e opportunità di organizzare eventi per il proprio pubblico e di “raccontarsi”. L’editore, che ha la snellezza di essere più capillare, dovrebbe industriarsi nell’individuare target adeguato al museo e alla vendita dei propri volumi nel museo; una volta individuati i segmenti di clientela,
dovrebbe offrire loro un’esperienza-museo adatta ai loro interessi.
L’immagine che ho in mente è quella di tante api che alimentano l’alveare che offre loro una casa.

Network Museum – Quali sono le maggiori difficoltà nel rapportarsi con il mondo museale e quello, più generale, della cultura?

Elisabetta Corni – Il primo, grande, problema che riscontro lavorando con il mondo della cultura è la difficoltà di dare il giusto valore al lavoro in questo ambito.
Il secondo problema, apparentemente minore, è la mancanza di
pianificazione per il mondo della cultura.
Il discorso è complesso e non sono abbastanza competente per dare risposte soddisfacenti ma provo a delineare dove, secondo me, stanno alcuni dei problemi.


Settore pubblico, settore privato e zone grigie: la cultura è patrimonio comune per antonomasia e deve essere garantita dallo Stato (dato che è finanziata tutti quelli che pagano le tasse). Il settore pubblico è un essere delicato, complesso, che risente di tutte le falle e le mancanze di una cattiva gestione. Il lavoro nel settore pubblico non è sempre valutato nel modo corretto, tenendo conto dei risultati e dell’aderenza tra obbiettivi posti e obbiettivi ottenuti.
Questo può portare a pensare che il lavoro in questo ambito possa non seguire le stesse logiche dello stesso lavoro, fatto per enti a gestione privata.

– Concezione di come finanziare la cultura: una torta da spartire VS progetti da implementare.
Molto spesso, per semplicità, viene stanziata una torta da spartire entro una data di scadenza; dall’alto, viene divisa tra chi è in grado di offrire il prezzo minore per un servizio (concetto di obbligo di ribasso per le aste pubbliche). Risultato: spreco maggiore e percezione generale di malcontento, per
non aver ricevuto il giusto per il lavoro svolto o per i soldi stanziati.
Potrebbe essere un processo virtuoso quello di fissare, dal basso, all’intero delle singole realtà museali, degli obbiettivi chiari che si vogliono raggiungere. Una volta fissati gli obbiettivi, ideare dei percorsi per raggiungerli e chiedere il giusto compenso per quel lavoro; a lavoro concluso, valutare il raggiungimento o meno dei dati obiettivi. Oltre alla non banale
consapevolezza di dove si sta andando, questo aiuterebbe a cancellare quelle zone grigie di incertezza che danneggiano tutti gli operatori del settore, anche quelli che in prima battuta pensano di trarne vantaggio.

Più pianificazione nella cultura! Se dovessi un giorno partecipare ad una manifestazione pro-cultura questo sarebbe il motto sul mio cartello. Avere chiaro gli obbiettivi e le risorse necessarie per raggiungerli renderebbe più libero e funzionale tutto il settore.

Network Museum – Come pensa il pubblico dei musei Ink Line Edizioni?

Elisabetta Corni – L’adulto che entra in un museo è, secondo me, una persona che cerca un dialogo intimo con l’argomento che gli interessa o che vuole conoscere.
Chi decide di andare in visita ad un museo è
la totalmente aperto verso quello che gli verrà proposto, è curioso di quello che troverà (anche, e soprattutto, se gran conoscitore dell’argomento del museo) ed ha voglia di imparare qualcosa di nuovo.
L’aspettativa che, secondo me, il visitatore di un museo ha nel cuore è quella di trovare
qualcosa di più rispetto a quello per cui è entrato. “Non so cosa mi aspetta, ma vorrei che fosse un’esperienza più forte di quella che mi ero immaginato, vorrei essere colpito nell’intimo”.
Molto spesso il pubblico dei musei è quello delle scuole. Il
ragazzo (under 18) che viene trascinato in un museo durante un momento ludico (in gita scolastica) cerca in un museo qualcosa che attragga la sua attenzione e con cui possa entrare in relazione, mettendo in gioco la sua persona. Cerca qualcosa di suo in quello che vede, cerca qualcosa in cui riconoscersi o identificarsi.

Network Museum – Come si immagina il museo del futuro…e l’editore del futuro?

Elisabetta Corni – Anche per questa risposta ricorrerò ad un breve elenco.

– La cura del luogo fisico del museo è, secondo me, fondamentale per tutte le categorie di pubblico. La piacevolezza della luce, dei colori e degli allestimenti sono una grossa parte dell’esperienza museo, a prescindere dal contenuto.
So che da editore – fornitore di contenuti – mi do un po’ la zappa sui piedi a dire questo, ma penso che la
sensazione fisica positiva aiuti anche l’apprendimento e la predisposizione, la voglia di apprendere, nello specifico. Spero che il museo del futuro ne tenga conto.

– Mi piacerebbe che sia il mondo editoriale sia il mondo museale rimanessero principalmente legati “all’esperienza analogica”, a qualcosa di fisico, all’oggetto libro e al reperto museale.
Penso che l’apprendimento passi attraverso il divertimento e il
fare esperienza con i 5 sensi, e quanti più ne possiamo stimolare, più efficace è la nostra azione didattica.
E le nuove tecnologie digitali?? Vorrei che fossero a servizio del fare esperienza. Veicolare e facilitare i contenuti ma non mettere in secondo piano l’esperienza fisica delle cose.

– Sui contenuti invece, la parola chiave: diversificare. Offrire un’esperienza diversificata.
Il museo del futuro, per me, non può rimanere legato alla mera funzione espositiva ma offrire la possibilità di
fare attività: dovrebbe offrire attività diversificate a seconda dei diversi segmenti di clientela, avere una progettualità snella, organizzare eventi diversi a seconda delle esigenze.
Anche il mondo editoriale non può rimanere ancorato alla mera produzione di libri, ma dovrebbe accompagnare l’attività di pubblicazione con l’organizzazione di eventi offrano contenuti extra e che accompagnino l’uscita e la vita del libro.


– Il museo del futuro è collegato a una rete di altri musei e operatori culturali. Il singolo museo è parte di un organismo più complesso, legato a scuole guide turistiche, altri musei, editori, ricercatori, privati…una rete museale, insomma, più che una singola realtà isolata.

Network Museum – Ora la domanda collegata al tema dell’anno: cosa e come comunicano i musei?

Elisabetta Corni – Oggigiorno il tema della comunicazione è IL tema da affrontare per farsi notare all’interno di un’offerta affollata di tutti gli operatori che cercano di conquistarsi il primo posto nella scelta dell’utente di dove trascorrere il proprio tempo libero.
Tra le domande dell’intervista questa è la più difficile per me. Anche perché lo stesso museo può comunicare cose diverse a ciascun utente, per quanto il messaggio sia lo stesso, dipende anche da cosa questo ha voglia di ricevere.
Secondo la grammatica italiana infatti, ogni atto comunicativo, anche il più semplice e diretto, a deve possedere i seguenti elementi.


1. l’emittente: chi invia il messaggio;
2. il ricevente: chi riceve un messaggio;
3. il messaggio: ciò che si comunica;
4. il referente: ciò a cui si riferisce il messaggio;
5. il codice: l’insieme dei segni nei quali è formulato il messaggio;
6. il canale: il mezzo attraverso il quale passa il messaggio.


Si ha una comunicazione solo se i sei fattori sono presenti e interagiscono tra loro.

Per provare a rispondere, alla luce di queste considerazioni, secondo me esistono musei che non comunicano, forse per le scarse risorse che hanno a disposizione, e musei che cercano di comunicare.
Tra quelli che cercano di comunicare, lo sforzo è quello di comunicare
nel modo più vicino all’utenza di riferimento, usando differenti canali e codici: newsletter, stampa cartacea, spazio radiofonico e sui giornali, ecc…
Per quanto riguarda il messaggio che comunicano è una cosa tipo:
“venite al museo e potrete vedere questo.” Solitamente viene sponsorizzato l’oggetto più famoso, lo scorcio più caratteristico, sperando di centrare su qualcosa di conosciuto o riconoscibile da parte del pubblico.
Quello su cui potrebbe essere d’aiuto la relazione con l’editoria è lavorare sulla la relazione tra referente (il motivo d’esistere del museo) e il ricevente (l’utente),
“vieni al museo perché la Storia ti serve” o forse “Vieni a capire la Storia, perché ne sei parte.”

Francesco Corni in un’intervista realizzata da INFOGESTIONE – RADIOLIBRO
in occasione della partecipazione di Ink Line Edizioni alla seconda edizione
de “La Valle dei Libri”, fiera libraria tenutasi a Saint Vincent nell’estate del 2013.

Riproduzione riservata © Copyright Infogestione


Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.

Titolo: “Cultura: dare valore alla conoscenza”
Sezione: “Libri e musei”
Autore: Network Museum
Ospite: Elisabetta Corni
Codice: INET2007311000MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 03/08/2020
Pubblicazione in rete: 3° edizione, 03/08/2020

Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: INFOGESTIONE – NETWORK MUSEUM
Fonte immagine: gentile concessione Elisabetta Corni
Fonte video e contenuti multimediali: INFOGESTIONE, progetto sperimentale RADIOLIBRO

Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema:
http://www.inkline-edizioni.com/site/
https://www.youtube.com/watch?v=auyjN5Q_K5Y&t=282s


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