Ragion d’essere


di Gian Stefano Mandrino

I Musei statali devono fare la loro parte nell’integrazione, educando alla conoscenza della tradizione attraverso l’arte”. (1)

Desidero aprire questo mio editoriale con una dichiarazione rilasciata da Peter Aufreiter, il nuovo direttore della Galleria Nazionale delle Marche, il primo dicembre scorso, durante il suo insediamento, unitamente all’annuncio che dal sei dicembre prossimo il Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, che come ricorderete è stato vittima, lo scorso 18 marzo, del terrorismo fondamentalista, sarà ospite della Fondazione Aquileia, in occasione della mostra “Il Bardo ad Aquileia”, realizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, l’Istituto Nazionale per il Patrimonio tunisino ed il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.(2)Ecco, riassunto da una dichiarazione e dalla presentazione di una prossima realtà, una novità; ecco una ragione d’essere museo, argomento che in questi anni ha impegnato molto il nostro istituto e questo sito. Finalmente qualcosa che non sa di proclama, di accessi da stadio, di politichese ad oltranza: finalmente qualcosa su cui poter ragionare, su cui poter essere “intelligenti”.

Analizzando bene gli esempi, consapevoli che citare dichiarazioni, estraendole dal contesto generale, anche se presentate da autorevoli agenzie, è sempre un’operazione delicata, si evincono due aspetti di particolare interesse. Innanzi tutto, grazie alla Fondazione Aquileia, la cultura si fa umile, empatica e solidale: le caratteristiche peculiari di ogni attività culturale, ovvero che colleghi l’essere umano alla comprensione della propria natura e del proprio ruolo.

Umile perché si accetta la situazione in cui versa un terzo senza volontà di superiorità, ma cercando se stessi nell’altro: “Le opere dialogheranno con i manufatti aquilesi non solo a sottolineare i legami e i collegamenti che caratterizzavano il Nord Africa e l’Alto Adriatico in età romana, nell’ambito di una circolazione di culture e religioni che abbracciava l’intero bacino del Mediterraneo, ma anche a testimonianza di quanti si oppongono a questa nuova terribile iconoclastia che tenta di negare alla radice il dialogo interculturale e interreligioso“.(2)

Empatica perché è evidente la presa di coscienza di un reale pericolo, che rende vulnerabili ogni attività culturale, indistintamente, come un unico organismo, come se tale cancro, pur rivolgendosi a distinti presidi culturali, li ferisse tutti e ciascuno, come se portasse l’attacco, realmente, ad un intero corpo, all’espressione della nostra specie fattasi anima unica.

Solidale perché, come riferito da Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia: “Riteniamo sia oggi utile e doveroso valorizzare queste testimonianze importantissime alla luce di quello che accade intorno a noi: da qui l’idea della mostra che si inserisce in un ciclo più esteso denominato Archeologia ferita con il quale la Fondazione Aquileia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, intende portare in successione e con cadenza semestrale ad Aquileia opere d’arte significative provenienti da musei e siti colpiti dai tragici attacchi del terrorismo fondamentalista“.(2)

Raramente, e forse per la prima volta, stiamo assistendo ad alla risposta di una espressione museale in termini così “umani”, peculiarità che riteniamo proprio la chiave di volta di un nuovo corso didattico-museale: da esposizione a, sovente mancato, luogo di ispirazione, sicuramente, ora, in varie occasioni, momento di “para-evasione” tecnologicamente assistita, finalmente si riparte con caratteristiche realmente umane, proprio contro la disumana, ottusa ed ipocrita barbarie.

Rimane da comprendere , cosa non di poco conto, in cosa consista la sopra citata “educazione alla conoscenza della tradizione attraverso l’arte” e se tale attività possa realmente fare la propria parte nel processo di integrazione.

In questi giorni di circostanze luttuose, se avete fatto caso, i media ed i governi occidentali si esprimono nella maniera inequivocabile di chi stia “dalla parte giusta”. Al di là dell’orrore dei morti e dei feriti, rimane la nostra deleteria e perniciosa attitudine a pretendere di risolvere le situazioni in e di casa altrui, come se fossimo nel pieno dell’epoca coloniale. Vorremmo decidere chi deve governare chi, definiamo coalizzazioni in ordine sparso, con nazioni pronte ad intervenire in occasioni varie ed eventuali. Crediamo alla risposta muscolare, senza un minimo tentativo di riflessione, di esercizio di quella intelligenza, che è solo lontanissima parente, di ciò che tutti ora, con il termine, “intelligence”, hanno assunto a sistema difensivo per eccellenza (dimenticandosi che proprio perché segreti, tali servizi sono da sempre le realtà difensive meno affidabili ed intrinsecamente meno conosciute, affidabili e controllabili, altrimenti che “segreti” sarebbero”: quanto accaduto insegna).

Tutto bene, anche perché, dopo umiltà, empatia, solidarietà, siamo giunti al nocciolo della questione: l’integrazione. Il problema sta proprio nel termine. Ormai è tardi per integrare, occorre integrarsi, in modo riflessivo e speculare. È urgente chiedersi quale cultura esprimano i nostri sistemi museali, per permettere la definizione di un modello di integrazione bidirezionale. Si aprono scenari vastissimi, per complessità e responsabilità su scala, ormai planetaria. Il clima docet: la risposta può essere solo umile, empatica, solidale e di integrazione vicendevole, pena l’autodistruzione.

Un orizzonte affascinante, se non fosse per l’urgenza. Una nuova ragion d’essere per uno dei meno “utilizzati” comparti culturali, relegato, sovente, a pretesto di lustro o a voce cadetta a servizio del sistema produttivo – turistico.


Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.

Titolo: “Ragion d’essere”
Sezione: “La copertina”
Autore:  Gian Stefano Mandrino
Codice: INET1512021630MANA1
Ultimo aggiornamento:03/12/2015
Pubblicazione in rete:
2° edizione, 03/12/2015
3° edizione, 28/11/2018

Fonte contenuti e proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte immagine:  http://www.fondazioneaquileia.it
Fonte video e contenuti multimediali:

Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema:
(1) Fonte dichiarazione: http://www.ansa.it/
(2) Fonte informazione: http://www.fondazioneaquileia.it


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