Configurazione


di Gian Stefano Mandrino

Eccoci, infine, all’ultima copertina dell’anno, che vi presento dopo l’ormai consueto “silenzio” da noi osservato prima degli eventi elettorali, per rispetto alla nostra “terzietà” ed al diritto-dovere dei nostri lettori.

L’immagine scelta non presenta certamente un soggetto prettamente natalizio, malgrado il periodo, perché i convenevoli di fine anno, come ben sa chi segue le nostre sperimentazioni su rete, sono affidati ad altri spazi e ad altre modalità. Non desidero neppure invitare alla frequentazione museale estiva: lo scopo di questa copertina è introdurre il tema, che ci accompagnerà per tutto il 2017: la “configurazione”.

Quest’anno abbiamo iniziato il nuovo corso della nostra sperimentazione, quella di Network Museum appunto, chiedendoci, domandandovi di riflettere e socraticamente importunando la comunità degli addetti ai lavori su cosa fosse un museo.

Nella sezione “Numeri e tendenze” potrete visualizzare l’esito del sondaggio lanciato lo scorso anno, che manterremo attivo illimitatamente ed a proposito del quale vi aggiorneremo. Spicca, tra le varie opzioni di risposta al quesito, la tendenza a ritenere un museo un luogo dove si possa alimentare la conoscenza, attraverso i vari percorsi e, addirittura, considerando lo stesso alla stregua di una vera e propria tecnologia didattica.Il passaggio successivo è stata la conseguenza logica di chi veda in un ente espositivo, innanzi tutto, un mezzo e non un fine: quale conoscenza è proposta dai musei?

La domanda è meno banale di quanto ci si possa aspettare e dovrebbe essere riferita non solo al sistema museale nazionale, ma dovrebbe costituire il mantra di ogni direttore museale, o come sosteniamo noi in dottrina, di ogni operatore di didattica collettiva, territoriale o patrimoniale.

Per poter essere ulteriormente espliciti è necessario ricorrere ad una riflessione sul mondo scolastico ed universitario, che da tempo (se non da sempre) ha abbandonato ogni tensione alla scientificità della didattica, massificando e standardizzando modelli educativi e didattici, permettendo che solo i soggetti caratterizzati da risultati contemplati in un intervallo preciso di processi e di valori rilevati (che definiamo “standard cognitivi”) possano accedere e completare il proprio iter educativo – formativo – istituzionalizzato. Non vi sono altre strategie ed espressioni didattiche per questa “eugenetica educativa”, sclerotizzata ed al contempo “massificante ed elitaria”, disposta a rinunciare a risorse “diverse”, se non addirittura a “genialità” (come sempre) incomprese, in nome dello standard, della congenita incapacità nella gestione dei costi e della sempre meno latente e sempre più esplicita programmazione sociale. In un panorama tecnologico, grazie al quale sarebbe fattibile una estrema personalizzazione di modalità didattiche ed educative (come in realtà la ratio della normativa in materia prevederebbe), nessuno sta contemplando ed eseguendo attività di didattica dedicata, atta a promuovere l’evoluzione e l’emancipazione di tutti in luogo della vecchia e becera selezione di pochi, che non siamo certi rappresentino e presentino le caratteristiche migliori per la collettività (e per la specie), ma solo aspetti e risultati idonei al soddisfacimento di un processo sociale.

Lo stesso ragionamento dovrebbe essere applicato agli enti espositivi e museali, visto l’esito del nostro sondaggio e l’orientamento delle attività museali su tutto il territorio nazionale. In particolare, la scuola, le università ed i musei, dovrebbero chiedersi come le informazioni fornite contribuiscano a comporre la “configurazione”, con cui un singolo soggetto, e non una informe massa, definisca, giustifichi e comprenda la propria esistenza ed il rapporto della stessa con il risultato cognitivo ottenuto.

Ritengo particolarmente adatta al contesto, quindi, l’opera di Lisandro Rota, di cui abbiamo fruito per illustrare questa copertina. Come “raccontare il mare” alla signora che, desiderandolo, lo disegna sulla parete (se lo “configura”), sentendosi già un tutt’uno con la propria “viscerale” esigenza, malgrado la sua condizione? Siamo certi di conoscere quali “configurazioni” un “lay-out” espositivo andrà a definire e con quale risultato? Quanto descritto prevede requisiti di etica e di responsabilità nei confronti di individui, di società e di destinatari di servizi?

Raramente in tutto quest’anno, salvo rare eccezioni (come, ad esempio, i nuovi percorsi didattici per non vedenti, ottimamente progettati ed offerti dal Museo Civico “Amedeo Lia” del Comune della Spezia), abbiamo registrato tale descritta tensione presso le entità museali, molto impegnate nel marketing spicciolo (sovente di infimo ordine), nella giustificazione di un ruolo politico se non nella spartizione di potere e di briciole di budget pubblici.

Desideriamo proporre a tutti i nostri lettori e colleghi di trascorrere il nuovo anno all’insegna di questo nuovo quesito: come i visitatori “configurino” le proposte ed i contenuti museali e come risulti, tale configurazione, a valle delle varie attività proposte dall’ente e seguite dal pubblico.

In conclusione desidero, in clima di “impresa 4.0”, fare riflettere sull’importanza per il comparto culturale della crescita manageriale e delle tecniche di gestione, che sempre più diventano fonte e prolungamento dell’attività didattica museale. Purtroppo, anche in questo caso, le nostre statistiche sono inclementi, avendo dovuto elaborare vari progetti ed interventi a favore di soggetti, gestori museali pubblici e privati, completamente sprovvisti delle più elementari nozioni di base della gestione di impresa didattico – culturale. È un mondo in cui dominano, ancora, incredibili fossili, che pensano di dormire adagiati sugli allori di una fissità istituzionale “a-meritoria” e che rischiano di essere svegliati bruscamente dalle cannonate di una società sempre più cinica e spietata, che bolla come inutile e “rottamabile” tutto ciò che non comprende.

Forse sarebbe meglio, scendere dai polverosi o troppo “glamour” piedistalli, per imparare a “fare capire” e comprendere che un buon responsabile scientifico o un curatore non è detto che possa essere un buon manager didattico o un buon direttore museale.

A tutti voi auguri di Buone Feste e…

…ad maiora!


Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.

Titolo: “Configurazione”
Sezione: “La copertina”
Autore: Gian Stefano Mandrino
Codice: I130607.0827.DDC.AP.man/INET1612061200MANa1
Ultimo aggiornamento: 06/12/2016
Pubblicazione in rete:
2° edizione, 06/12/2016
3° edizione, 28/11/2018

Fonte contenuti e proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte immagine:  
http://www.lisandrorota.it/galleria-4-dal-2014-al-2016/
http://www.lisandrorota.it/
“Spiaggia perfetta a km zero”
Lisandro Rota
Fonte video e contenuti multimediali:  –

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