Produzioni museali culturali


di Gian Stefano Mandrino

Vi sono dei quesiti, che alla mia mente non proprio regolare, per essere gentili, si presentano periodicamente. Un museo si visita o si frequenta? Cosa si fa in un museo? Si fa qualcosa in un museo o si è qualcuno in un museo? Cosa ci si aspetta da un museo? Cosa cambia in me dopo la frequentazione museale?.

Sono certamente domande tipiche di chi non ha poi molto da fare nella vita, così come sono convinto che pochi direttori e curatori museali se le pongano, anzi, certamente qualcuno non ritiene neppure di doversele porre, visto le ultime mostre che ho visitato. Tutto questo, però, cosa ha in comune con un titolo dedicato alle produzioni museali culturali, appunto, e con il tema dell’anno sulla “configurazione”?

Innanzi tutto cosa intendiamo per “produzioni museali culturali”? In Infogestione indichiamo con tale categoria quelle attività organizzate, promosse, ospitate, ovvero “prodotte” (non importa con quali capitali, a differenza del settore cinematografico) da un ente museale o espositivo.

Tali operazioni rivestono per noi particolare importanza per vari aspetti. In primis ci permettono di verificare come l’ente promotore di tali iniziative consideri ed esprima la propria missione attraverso i temi proposti e le modalità con cui gli stessi sono trattati. Un museo di arte orientale potrà certamente ospitare una mostra di modellini ferroviari, ma, salvo si tratti della ricaduta culturale dell’evoluzione delle modalità di viaggio nella Cina post imperiale, susciterebbe il dubbio, che tale ente si stia inventando una operazione atta a “fare cassa” facile, sublocando spazi o attraendo un pubblico solitamente non attratto dalle cineserie. Le produzioni museali culturali, inoltre, sono da noi definite, in dottrina, come “attrattori” e “catalizzatori”. Con il primo termine intendiamo l’insieme di operazioni atte ad attrarre flusso di visita e di interesse (occorrerebbe iniziare ad imparare che la validità di un ente museale non si debba per forza misurare in “passaggi”, come per gli immobili commerciali da locare nei centri cittadini, ma anche per altre attitudini ed attività). Il secondo termine si riferisce alla capacità di determinate attività di innescarne altre o di attivare interessenze e comportamenti di collaborazione (o come piace dire a molti: “di rete”, “network”, appunto) con altri soggetti.

Vi è, però, un ulteriore aspetto, ancora di maggior interesse, nella produzione museale culturale, che si esprime in due tempi. In una prima fase occorre che l’entità produttiva definisca missione, obiettivi, mix di offerta e didattico, target e modalità di intercettazione dei flussi, compreso i dati di bilancio preventivo e di punto di pareggio. È facile evincere come questo rappresenti ciò che per il sistema bancario è ora definito come “stress test”. Stessa importanza assumono le operazione a valle della produzione lanciata: la verifica di quanto definito secondo tutti i parametri prima espressi, compreso l’identificazione e la misura del target risultato, delle motivazioni dei componenti di questo all’accesso, della sua redditività, del suo livello di gradimento e di ogni dato qualitativamente e quantitativamente estrapolabile con questionari, interviste, osservazioni, statistiche sulla comunicazione e sul comportamento (Da notare che raramente, durante le mie visite museali, questionari banalotti scritti a parte, non vengo mai abbordato da zelanti addetti, desiderosi di conoscere il mio parere di visitatore).Tali valori sono particolarmente significativi per un settore, che viaggia ancora, come prima sostenuto, a “numeri di accessi proclamati” (per i soliti musei, ovviamente, gli altri non esistono), ma è privo di dati di riferimento empiricamente ricavati e statisticamente trattati ed aggiornati. Facile è quindi comprendere il fondamento delle domande che la mia mente bislacca partorisce, ogni qualvolta senta inneggiare o, meglio, vagheggiare di “numeri museali”.

Vi sono, in conclusione, altri due elementi non meno importanti, che si rifanno alla dimensione “strategica” della conduzione museale: quella che definiamo “ricaduta didattica”, in cui sovrano è il concetto di “configurazione” (il tema dell’anno, appunto) e la “ricaduta strategica”, ovvero ciò che posso ricavare in termini di influenza didattica e socio economica da quanto è stato prodotto. Chi ha detto, per esempio, che una produzione museale non possa portare alla creazione di “start up” o di “spin off”, e quindi ad un incremento socio-culturale ed economico, anche in termini di posti di lavoro? Prossimamente ci vedrete affrontare e presentare, in relazione a questo tema ed alla sezione che proprio in questi giorni è apparsa nelle nostre pagine, come eseguire una analisi, un poco camuffata da “speciale editoriale” per ovvie ragioni professionali e di segreto industriale, sulla ricaduta strategica delle produzioni culturali, prendendo in considerazione proprio dei “casi” presentati dalla nostra nuova sezione.

Tutto quanto descritto riteniamo opportuno sia ciclicamente e regolarmente studiato dal “top management” (anche se tali termini sono ancora “futuristici” per il settore), per ridefinire costantemente la propria missione ed il proprio posizionamento sullo scacchiere dell’utilità sociale.

Per coloro che vedono le dinamiche di impresa come diaboliche tecniche per fare quattrini (il tanto temuto “profitto”), demonizzato finché non intascato da quelli stessi detrattori, sia chiaro che non stiamo parlando di utili finanziari (che sarebbero solo una conseguenza di una corretta gestione manageriale), ma di utili didattici, di fruibilità patrimoniale e di giustificata presenza ed opportunità di attività nel tessuto sociale. 

Qualunque museo, soprattutto se allestito e condotto con capitali pubblici, deve rispondere di doveri e di responsabilità sociali pari a quelli dei sistemi educativi: forse porsi le domande, a cui noi pazzi siamo avvezzi, non è poi così da fuori di testa!


Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.

Titolo: “Produzioni museali culturali”
Sezione: “La copertina”
Autore: Gian Stefano Mandrino
Codice: INET1703011200MANa2
Ultimo aggiornamento: 02/03/2017
Pubblicazione in rete:
2° edizione, 02/03/2017
3° edizione, 28/11/2018

Fonte contenuti e proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte immagine:  
Dosso Dossi
Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù
1523-1524 circa
olio su tela (111,3×150 cm)
Castello di Wawel, Cracovia
https://it.wikipedia.org/
Fonte video e contenuti multimediali:  –

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